martedì, agosto 15, 2006

 

Ferragosto a Bologna


E’ da sette anni che a Ferragosto resto in città. La gente al mare, in montagna, catapultata dall’altra parte del mondo con un aereo mi lascia finalmente Bologna tutta per me. Mi sveglio già canticchiando e guardo dalla finestra il deserto felsineo. All’orizzonte un passante si gode la sua pedalata in mezzo alla strada. Sta fischiando e lo sento. Incredibile! Passa sotto la mia finestra, alza lo sguardo e mi sorride. Mai successo! Prendo la macchina fotografica ed esco. Fingendomi una turista vago per le vie e scatto immagini di soli palazzi, strade, particolari dell’architettura. Il vero volto della città. Ciondolo in mezzo alla strada come una bambina leziosa spiando le decorazioni dei soffitti delle case del centro. Sono distratta dal silenzio, dalla calma e guardo sempre verso l’alto cercando qualcuno alla finestra da salutare. Mi torna il ricordo di un bellissimo ragazzo che sporgeva da un piccolo balconcino con il suo dalmata elegante e ben pettinato. Era l’estate del 1997 e mi trovavo ad Amsterdam. In questo ferragosto bolognese alle finestre non ci sono begli uomini, tanto meno cani ma continuo a guardare fiduciosa. Un passo dopo l’altro percorro i portici mentre sento chiaro il ticchettìo delle mie scarpe che calpestano i pavimenti alla veneziana. Evito per puro miracolo una cacca di cane lasciata alla base di una delle colonne di Palazzo De Bianchi. La fotografo perché non ho mai visto nulla di più sfacciato e riprendo il mio vagare. Siamo al giro di boa, penso. Già da domani la città ricomincerà il suo vociare. E’ già finita un’altra estate.


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