mercoledì, novembre 15, 2006
Colazione senza Tiffany
C’è chi si interroga sul senso dell’arte, sulla sua percezione nell’uomo, sui contenuti dell’opera e c’è chi vive senza mai porsi domande. Io mi chiedo solo perché gli artisti perdano i pezzi per strada.
E’ mattina in quel di Bologna mentre preparo il caffè di cereali e aspetto Dario Gambarin, pittore veneto con il pallino delle facce. Dario l’ho conosciuto sul set dell’ultimo film di Pupi Avati, fra gli abiti anni Quaranta e le macchine d’epoca. Io, presa dal mio nuovo incarico, come un garzone di bottega mi prodigavo per coordinare l’attività dei “figuranti”, come li chiamava Avati, mentre loro, “le comparse”, come prime donne hollywoodiane, scorazzavano per la città in costume e trucco. Dario si trovava esattamente dove non avrebbe voluto essere in quel momento ed è per questo che mi ricordo di lui, perché si lamentava.
Il caffè è già nelle tazze quando entra in casa come un tornado, energico, disarmante. Mi racconta di una star che conosce e vive a San Francisco. Una che si alza presto la mattina. Una che beve succo d’arancia per colazione e corre col suo personal trainer per quaranta minuti nel parco della sua villa. Poi doccia, massaggio, telefonata al manager. Pomeriggio per il riposo e così via. Mi consiglia di aspirare a una vita del genere. Gli rispondo che non amo il succo d’arancia e parliamo dei suoi quadri. Dario è uno di quegli uomini che se non trovava l’arte come valvola di sfogo sarebbe esploso a vent’anni. Esuberanza e poliedricità convogliano nella sua vena creativa e si esprime tracciando su tele linee colorate che inseguono volti solo abbozzati. Le sue facce sono infinite e tutte da cercare. Gli dico che dipinge per stimolare la creatività di chi osserva i suoi quadri. Lui continua a pensare all’amica americana. Poi mi parla di Hugh Grant. Dice di non capire perché si sia fatto beccare con quella prostituta. “E’ roba vecchia, non ci pensare” lo tranquillizzo. Dopo il caffè si infila giacca e basco cremisi. Continua a parlare di Hugh Grant mentre fruga nelle tasche. “Ho dimenticato qualcosa!” ripete. “Non hai dimenticato nulla” cerco di convincerlo. “Sei tutto intero, fidati”. Non è convinto. Torna in cucina. Si rigira su se stesso. Nelle tasche trova le chiavi, poi la penna, in ultimo il cellulare. “Vedi, hai tutto!” gli ripeto. Lui si tocca il cappello e torna su Hugh Grant. Penso che qualcuno dovrebbe aiutarlo a superare il trauma. “Non dimentico niente?” mi ripete. “No, continui ad avere tutto!” mi spazientisco. Lancia le ultime battute sulla storia di Grant e si avvia verso il suo atelier. Dalla finestra lo osservo camminare a passo sciolto sotto il portico. Sembra un bambino che non ricorda dove ha appoggiato la bicicletta anche se è uscito a piedi, penso. Poi richiudo la tenda, mi giro, e vedo che sul mio divano riposano, uno sull’altro, i suoi guanti di pelle nera.
non pensavo ai madonnari da tempo. Ne vidi uno, la prima volta, a Cesena. Avevo 14 anni. Feci tardi a scuola solo per assistere alla fine della sua opera. Non posso ancora credere che la gente il giorno dopo ci camminava sopra.
@ Francesco
i pezzi dell'artista come segni della sua irrequietezza? Non male. In alcuni casi vale anche per le loro opere.
PS Conosci il modo per eliminare il primo commento di questo post? Credo si tratti di un virus, spam o qualcosa del genere.
e te no!
Miss Liz
Che gli artisti siano distratti, magari non tutti ma se vengono aiutati (come nel caso del tuo amico) allora sì.
lasciare qualcosa per non essere dimenticati? Sarà questo il vero motivo della distrazione degli artisti?
se ancora non sai come eliminare il commento...te lo suggerisco! Quando entri nel blog o nella finestra dei commenti con la tua identità, a te, come amministratrice del blog, dovrebbe visualizzarsi, in fondo ad ogni commento, l'icona grigetta di un cestino di rifiuti... Clicca lì sopra e si elimina!
(anche a me una volta hanno lasciato quel tipo di messaggio)
ciao e baci!!!
sugli artisti da interpretare con i ching sono d'accordo. A volte servirebbe anche la sfera di cristallo.
"Colazione da tiffany" adoro la colonna sonora!
perdere per condividire lo trovo affascinante. Chissà con chi saranno in questo momento tutte quelle cose che ho perso?
@ ulisseinviaggio
Marzullo, si chiama Gigi Marzullo.
Ma lui non avrebbe fatot una domanda così profonda. ;-)
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