mercoledì, agosto 23, 2006
I CITTADINI “IMPEGNATI”
I miei mercoledì mattina cominciano sempre lentamente e con qualche ora in meno di riposo rubato dalla serata precedente passata al Bibò, il birrificio di Bologna. Birrificio nel senso che la birra la fanno loro, come recita lo slogan. Al Bibò organizzo le serate di musica e gli appuntamenti culturali e sono l’addetta stampa, quindi sono presente durante gli eventi. Ieri sera, su palco, c’era il Diego Frabetti trio. Una tromba, una Monette per la precisione, una chitarra e un contrabbasso e tanto jazz. Non occorre essere amanti del jazz per immaginare l’impatto sonoro di una performance del genere e riconoscere la differenza fra un concerto da stadio e tre musicisti che in acustico eseguono standard d’ispirazione americana. Ma evidentemente l’immaginazione, ai nostri giorni, viene usata per altro. Alle 9 ricevo una chiamata dal Quartiere e vi assicuro che non c’è risveglio peggiore. Pare che una coppia di mezza età si sia presentata negli uffici gridando insolenze a danno del “deficiente che ha dato il permesso per suonare all’aperto a quelli del Bibò”. La “deficiente”, che si trovava proprio di fronte ai due cittadini infuriati, ha mostrato loro la regolare concessione rilasciata per la manifestazione ma ciò non è bastato per salvarla dall’ira funesta dei due amanti della quiete e della giustizia che hanno pensato di ricorrere alle piccole menzogne quotidiane facendo sgorgare, come acqua contaminata, frasi del tipo “suonavano come pazzi in mezzo alla strada!”, “erano tutti ubriachi!”, “hanno finito dieci minuti dopo la mezzanotte!” Se c’è ancora qualcuno che pensa al binomio Bologna/musica può cominciare ad archiviarlo. La mania di protagonismo di alcuni cittadini troppo abituati alla dissonanza del traffico stradale per accettare l’armonia del suono degli strumenti musicali vince sulla consapevolezza che la riqualificazione di alcune zone passa attraverso l’apertura di luoghi di sana socializzazione. L’estate scorsa, quando ancora il birrificio non c’era, quello spiazzo dove ora i musicisti intonano i loro “fastidiosi” concerti era il luogo di incontro di tossicodipendenti che nascosti fra le auto e seduti sulle scale esterne si bucavano in silenzio per non disturbare i vicini. Quella sì che era vita per i cittadini “impegnati”. L’importante è non sentire. La morte, che lentamente scorre nelle vene degli altri, non fa rumore.
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Se da queste parole non mi hai riconosciuto allora mi dievo preouccupare perchè vuol dire che il mio lavoro non so farlo bene.
A parte gli scherzi, immagino dovresti aver capito chi sono.
Come stai, che combinazione trovarsi qui sul tuo blog eh?
Bologna è piccola, lo spettro ancora di più...
Io sto bene, hai già letto il mio romanzo?
A questo punto il minimo che puoi fare è indicarmi titolo e casa editrice
Vedere per credere
Bye
è una belle più toccanti frasi che ho mai letto e quando penso che una delle mie sia a questo livello di intensità di solito grondano lacrime... indovina? sto piangendo...
grazie.
ti asciugo le lacrime, e ti offro un caffé. In questo piccolo internetpoint ho trovato casa. E scrivo, scrivo, scrivo...
Grazie a te per la tua curiosità e per il tuo affetto.
a presto
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