lunedì, settembre 04, 2006

 

Chi è cresciuto metta il dito qui sotto!

Diventare adulti non piace, lo so. E’ come confessare di avere accettato una condizione di irreversibilità che con la complicità del tempo porta inevitabilmente alla vecchiaia. Ma in fondo cosa sono i “vecchi” se non giovani trattenuti da corpi increspati che hanno perduto la freschezza?
Mio nonno morì a ottant’anni e c’è chi giura che non era ancora invecchiato. Usciva in moto e vagava per la campagna romagnola. Sostava nell’aia delle case dei contadini, mangiava le pesche staccate dall’albero e ripartiva. A volte raggiungeva le Valli di Comacchio per guardarsi i gabbiani col binocolo. Raccoglieva gli uccellini feriti per strada e scherzava sulla sua vedovanza burlandosi dei grassi, dei politici e del clero esorcizzando la morte fra battute in dialetto e un pizzico di nostalgia per la sua bellezza sfiorita. Se n’è andato di sera, mentre riposava seduto in poltrona. Odiava le mosche e rideva quando mi vedeva ballare. Toccava il culo a mia nonna e diceva sempre “E’ per questo che ti voglio tanto bene!” Settembre era il suo mese preferito.


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