venerdì, settembre 08, 2006

 

DETECTIVE PER CASO


Ho meditato a lungo sull’opportunità di una simile confidenza e giungo a conclusione che conviene raccontare: occhio che vede è un cuore che duole, ma anche un cervello che pensa.
Ieri in tarda serata ricevo un messaggio di Agata, un’amica che vive sui colli. La raggiungo portando con me un vecchio binocolo appartenuto a mio nonno. Lui ci guardava i gabbiani, io ci spio la città quando salgo sopra il livello del mare. Agata è un architetto che ama la solitudine e ha sposato un uomo che non c’è mai. Dopo una lunga chiacchierata sui perché e i percome della vita mi affaccio dal piccolo lucernaio del suo studio e all’istante compare una distesa di luci che risalta sullo sfondo scuro di una Bologna notturna. Sembra lo schermo di un flipper. Una visione che ipnotizza. Distinguo le vie, qualche edificio, e vedo troneggiare le due torri. Avvicino lo sguardo bramoso alle lenti del binocolo e comincio a spulciare il circondario. Ville, villette e villettine si perdono fra le macchie di una vegetazione padana. Un piccolo boschetto, una lunga siepe e un viale di cipressi che porta dritto dritto a un vecchio casolare in ristrutturazione. Vicino si estende la proprietà di un uomo da anni ben inserito nel tessuto sociale cittadino e impiegato comunale che ha ricoperto diversi ruoli di prestigio al fianco dei politici più noti del panorama bolognese e non. C‘è una festa. Nel cortile, sopra un’ordinata pavimentazione in sampietrini, quelli che negli ultimi anni stanno togliendo dalle strade antiche della città (non mi meraviglierei se fossero gli stessi!) spiccano automobili di grossa cilindrata con le carrozzerie spolverate a dovere. Gli ospiti sono in giardino e qualcuno sosta col bicchiere in mano su di una terrazza. Io e Agata smorziamo la luce: certi giochi si fanno solo la buio. Fra la gente, riconosco un paio di politici importanti, un noto industriale del modenese, una commerciante di antiquariato e un cantantucolo impegnato a intrattenere i presenti. La villa è davvero lussuosa. Oggetti d’arte, un mobilio impegnativo, la piscina, statue e fontane in pietra, piante finemente potate. Mi chiedo come possa, un impiegato comunale, raggiungere un tale livello di ricchezza con il solo stipendio regolare, ma in realtà preferisco non saperlo. C’è anche un noto esponente del mondo cattolico cittadino e questo non mi meraviglia dati gli orientamenti politici dell’ospite (a destra e a sinistra quando fa comodo ma sempre attaccato alla veste di qualche prelato importante). Dalla mia posizione vedo tutto il lato nord della casa. Agata si siede ai miei piedi e io le passo la cronaca. A tratti giunge anche il chiacchiericcio e qualche risata sonora. Si beve in piscina! Una specie di maggiordomo si aggira distratto con un vassoio luccicante e un altro versa bicchieri di vino bianco che sgorga da una bottiglia scura con etichetta color arancio. Si accende una luce al primo piano. Io seguo con il binocolo il bagliore e metto a fuoco. Da quella angolazione vedo una porzione di stanza. E’ uno studio. Mobili scuri e tanti quadri alle pareti. Di schiena alla finestra c’è un uomo vestito di scuro. Capelli bianchi disordinati e un telefonino in mano. Digita qualcosa, forse un messaggio. Si gira verso la finestra e io d’istinto mi ritraggo. Poi riprendo a guardare. E’ lui: il “padrone di casa”. L’impiegato comunale con la villa sui colli. Lo riconosco. L’ho visto qualche volta sul giornale. L’ho visto nelle occasioni pubbliche. Dopo qualche istante compare sulla soglia un giovane in jeans e camicia bianca. E’ moro, abbronzato, con in mano un calice. Il nostro uomo si avvicina al ragazzo, quasi lo investe, gli si butta addosso e comincia a baciarlo con foga. Lo spettina, gli tocca il culo. In giardino gli invitati sorridono e qualcuno, compresa la giovane fidanzata e l’amico prelato, si chiederà dove sia il loro ospite. I due, eclissati da una tenda, si scambiano favori sessuali mentre io, giuro, non guardo. Passo il binocolo ad Agata. Lei ride di gusto. “Hai capito il chierichetto!” esclama. “Eppure sembrava così un timorato di Dio!”


Comments:
Pesissimo, chiederò aiuto all'amico Zefram Cocrèn che conosce il sottobosco politico bolognese come le sue tasche.
 
L'amico Zefram dovrebbe sapere.

Lucia
 
mi ha fatto sorridere, grazie
Lukyzz
 
Dimmi chi è ti prego!
 
Forse ho capito, ha i baffi?
Dimmi solo se ha i baffi.


Filo
 
Caro Lukyzz,
se fossi stato con noi, ieri sera, ti saresti divertito di più. Il binocolo del nonno ha colpito ancora.
 
I baffi si tagliano, ma certe abitudini...
 
notevole episodio: Dagospia pagherebbe, per il pezzo :-)
vuminch1
 
Caro Zefram,
comprenderai la mia posizione, ma più di ciò che ho scritto non posso dire. Se fosse questo uomo, "potentissimo" come lo descrivi tu, mi farebbe saltare la casa, ma anche se non è lui, trattasi comunque di uomo noto e potente. Certo è che sui colli, di notte, ne accadono di "vicende oscure"!

Bye Lucia ;-)
 
soccmel
 
sarà meglio che mi telefoni e mi dici il nome!
 
Il nome saprai
solo quando mi vedrai
e quando il nome sentirai
un gran salto tu farai
 
stasera sono alla festa dell'unità a sentire anselmi e pasquini su dante. ci sarai?
 
Sono al Bibò. Organizzo i martedì in jazz.
Se domani passi in quel di fondazza potremo aggiornarci e aggiornare.
Che ne dici?
 
Ho letto solo ora la tua e-mail. Ok a venerdì
 
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